Samuele Levi (1816-1883), cugino di Ugo Levi, ha studiato a Venezia con il compositore Luigi Antonio Callegari, poi a Berlino con Siegfried Wilhelm von Dehn e infine a Parigi con Giacomo Meyerbeer.
La sua prima opera del 1837 Iginia d'Asti fu eseguita al Teatro San Benedetto (poi Rossini) ed ebbe un discreto successo di pubblico, a seguire Ginevra degli Almieri, ossia La peste di Firenze (1840), rappresentata al Teatro Comunale di Trieste, passando poi per la Giuditta (14 febbraio 1844), portata in scena per il Carnevale veneziano al Teatro la Fenice di Venezia, per arrivare infine a La Biscaglina (1860), su testo di Francesco Maria Piave e rappresentata al Teatro Carignano di Torino - opere che certamente non entrarono a far parte degli annali dell'opera italiana e che non riuscirono a divenire parte del repertorio operistico più noto, ma che godettero, della partecipazione di interpreti di buon livello, alcuni dei quali i medesimi con cui si sarebbe intrecciata la vicenda del successo di alcune opere verdiane.
Annovera inoltre un considerevole numero di brevi composizioni, in buona parte arie, canzoni, non poche anche in dialetto veneto, brani per così dire ‘d'occasione', destinate ad un consumo sostanzialmente domestico, eterogenee nelle forme e nei contenuti.
Nel 2010, durante un restauro del Palazzo Giustinian Lolin, sono state rinvenute, in una cassaforte nascosta, alcune partiture manoscritte e a stampa di musica sacra, operistica e strumentale, e numerosi taccuini con analisi musicali.
Fondo parzialmente ordinato
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