Problema del cinema sonoro. Il "parlato" come recitativo, 1937
IDENTIFICAZIONE |
Tipologia
materiale a stampa Tipologia specifica
spoglio Segnatura precedente
FM-2016-080
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INFO PUBBLICAZIONE |
Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
anno X, n. 1 Pagina
60-63
Luogo di pubblicazione
Firenze
Editore
Le Monnier
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RESPONSABILITÀ |
autore
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CONTENUTO |
Abstract
Il fondamento teorico da cui muove la proposta di Colacicchi si fonda su quell'orientamento antinaturalista secondo cui il cinema non deve riprodurre meccanicamente la realtà fenomenica. Se la musica nel film, intesa in un'accezione ampia comprendente anche i rumori, ha «in certi casi, rivelato più profondamente l'essenza poetica» delle immagini; la parola, invece, «anziché umanizzare» le persone del dramma, «le ha vieppiù meccanizzate». Infatti, «noi non possiamo dissociare la parola umana dall'essere che la pronuncia; non possiamo ascoltare un discorso "vero" fatto da una persona finta, artificiale, quale è la persona rappresentata sullo schermo». L'uso della parola deve essere ridotto drasticamente. Essa può essere recuperata solo attraverso un formulario convenzionale simile a quello utilizzato nel teatro musicale con il recitativo. |
CHIAVI DI ACCESSO |
Persone
Film
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