Un pentagramma senza giungla per il «jazz californiano»

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2016-351

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
IX, 162, 15/3/1956
Pagina
69-71
Luogo di pubblicazione
Roma
Editore
Ottavia Vitagliano

RESPONSABILITÀ

autore

CONTENUTO

Abstract
L'articolo concentra la propria attenzione sull'uso della musica jazz in film di carattere non biografico (The Glenn Miller Story), né musicale. Le pellicole prese in considerazione dall'autore sono The Wild One (Il selvaggio) e Blackboard Jungle (Il seme della violenza); nel primo caso viene evidenziato come il regista Richard Brooks, già collezionista di dischi, ricorra al repertorio jazzistico in modo pertinente e adeguato alle situazioni del film. Nel secondo, invece, le raffinate e intellettualistiche musiche composte da Leith Stevens ed eseguite dal gruppo di Shorty Rogers risultano antitetiche ed estranee rispetto alle atmosfere messe in scena dal regista Lazlo Benedek

CHIAVI DI ACCESSO

Persone

Antonioni, Michelangelo (persona citata)

Wyler, William (persona citata)

Benedek, László (persona citata)

Brooks, Richard (persona citata)

Raksin, David (persona citata)

Fusco, Giovanni (persona citata)

Copland, Aaron (persona citata)

Beiderbecke, Bix (persona citata)

Kenton, Stan (persona citata)

Stevens , Leith (persona citata)

Musiche
Film