Frontiere
IDENTIFICAZIONE |
Tipologia
materiale a stampa Tipologia specifica
spoglio Segnatura precedente
FM-2017-1008
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INFO PUBBLICAZIONE |
Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
anno IV, 62, 10 07 1955 Pagina
36-37
Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
Cinema Nuovo Editrice
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RESPONSABILITÀ |
autore
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CONTENUTO |
Abstract
L'articolo intende proseguire il dibattito iniziato con l'intervento prima di Zavattini, poi di Vladi Orengo e di Renzo Renzi sulla situazione dei documentari in Italia, legata alla legge Andreotti del 1949. Passeri si augura che la provocazione di Zavattini, volta ad estendere il cortometraggio ad esperienze non solo strettamente documentaristiche, sortisca qualche risultato, ma nel momento in cui descrive il lavoro da lui fatto, un reportage cinematografico di un ambiente e della vita che si svolge in esso, prende le distanze da alcuni stereotipi che facilmente possono nascere da una superficiale lettura dell'esperienza neorealista. L'autore dell'articolo sottolinea in particolar modo che nel sonoro del film, che si occupava della vita dei contrabbandieri in montagna, non figura il consueto scampanio sostituito, invece, dalla miseria silenziosa di quei luoghi. E' evidente la critica alla costruzione di paesaggi sonori che faccia ricorso a cliché da documentario turistico, che per la sua volontà di esasperare il pittoresco, facilmente riceve l'approvazione dei selezionatori ministeriali per il finanziamento previsto dalla legge. Ma se da una parte vengono esclusi i «campanili osannanti», dall'altra Passeri prende le distanze anche dai possibili luoghi comuni di stampo neorealistico, che possono essere enunciati proprio dalla canzone neorealista, invocata proprio da Zavattini e ripresa poi da Orengo: in "Frontiere" il ricorso alla sola fisarmonica evita, a detta dell'autore, sia la retorica di una presunta nuova realtà da raccontare («la vibrante canzone neorealista»), sia, di nuovo, il cliché del documentario che sponsorizza località turistiche.
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