Le armi dell'autore nella battaglia creativa
IDENTIFICAZIONE |
Tipologia
materiale a stampa Tipologia specifica
spoglio Segnatura precedente
FM-2017-1191
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INFO PUBBLICAZIONE |
Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
anno VI 99, 1 02 1957 Pagina
50-53
Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
Giangiacomo Feltrinelli Editore
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RESPONSABILITÀ |
autore
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CONTENUTO |
Abstract
Nell'analisi dell'uso della parola nel film, Dovenko auspica molta attenzione verso ciò che deve rimanere inespresso verbalmente e che si manifesta allo spettatore attraverso gli altri strumenti compositivi di cui il cinema dispone. Oltre al dialogo il regista ucraino indica altre forme di espressione legate alla parola che il film sonoro può utilizzare: il soliloquio, il commento fuori campo, usato abitualmente nel documentario, e la didascalia. Dovenko lamenta in particolare lo scarso uso del commento e il modo con cui le poche scene caratterizzate da questa soluzione sonora vengono girate: esse si compongono di sequenze statiche, con gesti limitati e «alla muta», poiché il regista fa affidamento sulla successiva post-sincronizzazione con cui elimina il sonoro in presa diretta. Nell'esemplificare le affermazioni il regista, che espone la sua poetica sul film sonoro partendo proprio dal problema della parola, utilizza esempi tratti da "Mičurin", "ors" e da "Dokuciaev", nel quale aveva proposto l'uso di due distinti piani sonori. Al termine dell'articolo sui problemi della sceneggiatura, Dovzhenko riflette nuovamente sul problema del silenzio e quindi su ciò che la parola non deve esplicitare. Egli lo riconosce come il linguaggio degli oggetti e lo affianca alle metafore o alle metonimie visive che attivano lo spettatore ad una fruizione non passiva della sequenza cinematografica. Il significato di questo elemento del sonoro non è dato una volta per tutte, ma si adatta come una sorta di didascalia che commenta l'azione o ciò che viene mostrato sullo schermo senza le abituali semplificazioni verbali.
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CHIAVI DI ACCESSO |
Film
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