Colonna sonora, 1951
IDENTIFICAZIONE |
Tipologia
materiale a stampa Tipologia specifica
spoglio Segnatura precedente
FM-2016-056
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INFO PUBBLICAZIONE |
Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
anno II, n. 5 Pagina
9
Luogo di pubblicazione
Venezia
Editore
Alfieri editore
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RESPONSABILITÀ |
autore
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CONTENUTO |
Abstract
Malipiero puntualizza la storia del commento musicale al film: inizialmente si trattava di ottenere una sottolineatura drammatica delle vicende raccontate sullo schermo e di tenere occupati almeno due sensi (vista e udito). Secondo il musicista, immagini e musica fanno riferimento a sfere dell'immaginario non intercambiabili e nemmeno sovrapponibili, se non per una prassi culturale (etnica?) ormai consolidata. Poi Malipiero mette in parallelo la musica del film e il dramma musicale. Nell'opera in musica lo spettatore concentra la sua attenzione sull'evento musicale trascurando ciò che accade sul palcoscenico, nel cinema accade esattamente il contrario con l'aggiunta della parola, che a parere di Malipiero ha soltanto un valore esplicativo quando l'immagine non è sufficientemente perspicua. La musica nel cinema è quindi soltanto un riempitivo, un evento che paradossalmente non si può ascoltare e che è condizionato dall'immagine persino nell'atto compositivo. La musica passa in primo piano soltanto sotto forma di canzone che poi contribuirà in modo decisivo alla pubblicità del film. Malipiero accenna alla possibilità di introdurre nel film musica che rigeneri l'orecchio abituato alle mode adattando musica già composta (e quindi dotata di una tradizione riconoscibile) piuttosto che creandone di nuova seguendo servilmente l'immagine cronometrata del cinema.
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