Il mestiere del critico. Senso, 1955
IDENTIFICAZIONE |
Tipologia
materiale a stampa Tipologia specifica
spoglio Segnatura precedente
FM-2017-1011
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INFO PUBBLICAZIONE |
Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
anno V, 52 10 febbraio 1955 Pagina
111-114
Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
Cinema Nuovo Editrice
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RESPONSABILITÀ |
autore
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persona citata
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CONTENUTO |
Abstract
Si tratta del primo articolo nel quale Aristarco identifica in "Senso" il prototipo filmico per un'ipotetica nuova fase del cinema italiano, corrispondente al realismo. Il critico si rifà soprattutto alle posizioni marxiste di Luckacs e Salinari. L'obiettivo generale del direttore di Cinema Nuovo è identificare la revisione operata da Visconti sull'idea di Risorgimento come movimento di popolo, e in questo atteggiamento risiederebbe il valore culturale del film. Questo aspetto emergerebbe da un'attenta analisi del soggetto, della sceneggiatura e del sistema dei personaggi. In questa fase dell'analisi, l'opera di Visconti, trattata come un testo letterario, viene fatta rientrare nell'ambito della storia della cultura italiana. Nei punti in cui la tenuta della sceneggiatura e lo sviluppo dei personaggi sembra più labile interviene l'analisi dello specifico filmico - quindi anche del sonoro e del missaggio - a difendere le idee emerse dalla critica testuale. Aristarco nota, per esempio, come il sonoro e l'immagine si combinino insieme al montaggio, elaborando la netta contrapposizione tra i due esponenti della classe borghese italiana: la protagonista Livia e il cugino, il marchese Ussoni. La prima decisa a seguire e accondiscendere solo al proprio desiderio, sacrificando tutto al suo amore per il tenente austriaco; il secondo pronto a scendere in battaglia, senza poterne prendere parte, perché bloccato dalle autorità, decise a non consentire alcuna partecipazione "popolare" alle vicende unitarie. Dopo questa nota sul mixaggio, che costringe Aristarco ad ammettere il potere sintesi della parola al cinema rispetto alla sua vocazione analitica nel romanzo, Aristarco concede ampio spazio anche alla musica. Nella sua analisi Bruckner e Verdi dovrebbero rappresentare, secondo le loro caratteristiche stilistiche, la sensualità morbosa, il primo, mentre il secondo il sentimentalismo e insieme l'espressione più popolare del Risorgimento italiano (quindi la più democratica). Nelle note che il critico lascia sul resto del sonoro spiccano i «sottofondi sonori»: si tratta di composti fatti di rumori, suoni o sonorità varie che caratterizzano interi ambienti e connotano le lunghe sequenze come la fucilazione di Franz, o l'incontro tra Franz e Livia nella villa in campagna presso il fronte.
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CHIAVI DI ACCESSO |
Film
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