L’autore illustra i molteplici modi in cui è possibile riprodurre nel cinema il «vero musicale», ovvero ricreare situazioni realistiche legate all’emissione del suono attraverso il semplice inserimento di fonti concrete (dalla radio alla banda militare) che emettono musiche. Queste ultime non sono necessariamente composte ad hoc; al contrario, molto spesso vengono attinte a repertori di ogni epoca e luogo secondo le necessità della sceneggiatura, anche al fine di creare un effetto contrastante o «assolutamente irreale» tra musica e contesto in cui essa è impiegata. Proprio per la loro natura (ballabili, canzoni popolari di un determinato periodo storico, marce), il compositore responsabile del commento sonoro di un film rinuncia alla composizione di simili brani, che richiederebbe la sua ‘immedesimazione’ in uno stile altrui, e demanda la scelta delle musiche al solo regista: egli si limita a scrivere la musica «di fondo [o] di commento» determinando però un commento sonoro ibrido e stilisticamente eterogeneo. |