I musicisti e la critica cinematografica

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2016-364

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
XI, n. 5-6, maggio-giugno 1950
Pagina
86-90
Luogo di pubblicazione
Roma
Editore
Edizioni dell'Ateneo

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CONTENUTO

Abstract
Secondo Longo, il vero problema non consiste nel fatto che la critica cinematografica si occupi poco della musica impiegata nei film; piuttosto, che la musica sia in generale poco considerata dal regista e dal sistema produttivo del film. Non occorre arrivare al tipo di lavoro operato da Ejzenstein con Prokofiev (Longo parla di "esagerazione"); basterebbe che il regista offrisse al compositore una sorta di partitura del film, una mappa in cui orientarsi. Il montatore considera la musica come l'elemento più 'modificabile' e adattabile del film, e invece dovrebbe essere considerata strettamente legata alla sceneggiatura. Così pure il missatore non la considera come dovrebbe. Distinguendo fra 'descrizione' e 'racconto', secondo Longo la musica non dovrebbe solo descrivere, ma anche narrare, e integrarsi con il 'quadro' e con il dialogo, pure sostituendosi ad essi (paragone con gli interventi 'in prima persona' dell'autore nel romanzo). Longo parla di "vasta funzione della musica" nel film. Il giudizio sul valore e sulla resa della musica aleggia inconsapevolmente in ogni critica cinematografica: la musica viene da Longo definita come il "sangue che inavvertitamente scorre nelle arterie del film". Alcune carenze o difetti nel film sono spesso dovuti all'assenza o ad una sottovalutazione della musica (considerata più un riempitivo). E continua: "la musica…è e sempre più deve tendere ad essere l'elemento più continuativo del film, quello che, prescindendo da parole e gesti, è il più aderente alla realtà dell'azione come la vede l'autore e come deve riassumerla lo spettatore". A volte la musica può essere più efficace delle parole, e in più bisogna darle lo spazio di cui necessita. Infine Longo di fronte alla questione se sia il caso che a fare critica siano dei compositori, come è stato il caso di Enzo Masetti e Renzo Rossellini (vd. riviste Film e Cinema), afferma di non essere favorevole alle specializzazioni, il film deve essere considerato un'entità unitaria. Longo poi fa un confronto con l'estero, dove la musica "applicata" è tenuta molto più in conto. In modo provvisorio alcuni musicisti potrebbero occuparsi di critica di cinema per rilevare quanto la musica sia stata sottovalutata dal regista; poi tornando ad una critica 'generica' (che inevitabilmente terrà meno conto della musica), se il film verrà apprezzato, sarà in ogni caso implicitamente anche merito della musica.

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