Si schierarono contro le parole

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2017-1084

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
anno II, 26, 31 12 1953
Pagina
404-
Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
La scuola di Arzignano

RESPONSABILITÀ

autore

CONTENUTO

Abstract
L'articolo ripercorre i principali giudizi sul sonoro cinematografico emessi dagli uomini di cultura italiani nei primi anni Trenta; le citazioni più originali all'interno di questo panorama sono corredate dal titolo delle opere in cui si possono rinvenire con le rispettive date di pubblicazione. Le posizioni originali non sono molte, Bontempelli, per esempio, prima si interroga sull'assenza del sonoro, che rende lo spettacolo solo visivo poco vivace, poi sostiene una posizione di compromesso e si augura che il sonoro e il muto abbiano sviluppi separati, infine si schiera contro il parlato. In genere il cinema dotato della voce umana non viene considerato come un elemento artistico ed è per lo più stimato inutile. Pirandello lega il cinema soltanto alla musica e Cecchi si schiera apertamente contro il parlato, nemico della sintesi. S.A. Luciani vede nel parlato il pericolo del teatro filmato e Prezzolini, che si è schierato contro, fornisce l'occasione a Tadini per parlare della potenza profondamente realistica del parlato e dei danni culturali prodotti da tanto cinema formalistico. Come Mila, Luciani e Labroca, Ettore Margadonna auspica l'uso della sola musica poiché non esiste possibilità di sintesi tra parlato e immagini («si frantumano a vicenda»). Ragghianti, infine, considera il parlato come elemento di contenuto che si deve adattare all'organizzazione figurativa di cui si fa carico solo l'immagine. Eugenio Giovannetti sembra il primo a superare le resistenze di preconcetti falsamente estetici, interrogandosi sullo statuto del cinema, che ha una sua parte tecnica ineludibile, da cui dovrebbero ripartire tutte le valutazioni estetiche. In generale gli uomini di cultura italiani vedono nel sonoro un limite al linguaggio cinematografico, perché la parola ancorerebbe alla realtà l'atto libero e aperto della visione concessa dal muto.

CHIAVI DI ACCESSO

Persone