Italia: un allarme dalle frequenze troppo alte

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2019-032

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
Settembre-Dicembre, 1962
Pagina
5-9
Luogo di pubblicazione
Roma
Editore
Carucci Editore

RESPONSABILITÀ

autore

CONTENUTO

Abstract
Gianni Toti introduce la serie 27-30, settembre-dicembre 1962, della rivista Cinema 60, colpendo al cuore il cinema italiano. L'articolo di apertura è un'invettiva contro l'edizione 1962 del Festival del Cinema di Venezia. Il tono è molto diretto "Raramente un Festival così brutto è stato così importante"... L'incipit dell'articolo è incentrato sull'aspettativa che il miglior momento del cinema italiano aveva lasciato intendere. Eppure, spiega Toti, la consapevolezza di corrette operazioni autoriali e produttive ha generato un senso di superbia e presunzione per cui, gli aspiranti ad un premio, non hanno ottenuto alcuna soddisfazione. La causa principale di un fallimento simile del cinema italiano risiede nella mancata lungimiranza che molti cineasti hanno manifestato, cioè quella di essere semplici creatori di "alfabeti visivi". Sfruttando gli assunti portati avanti da Pier Paolo Pasolini sulla creazione di una necessaria filologia dell'arte cinematografica, Toti ritiene che è corretta l'idea di insistere sull'impegno filogico, ma questo non deve fermarsi ad uno stato natale, bensì proseguire negli intenti così da essere contemporaneamente difesa per i registi e produttori ed elemento di celebrazione per la critica. Per questo, nonostante siano portatrici di bellezza estetica, non sono sufficienti citazioni e rimandi all'arte musicale e pittorica, se queste non sono sufficientemente supportate ed iscritte in un quadro filologico. Lo sviluppo dell'articolo è incentrato sul commento di alcuni lavori proiettati al Festival di Venezia che vengono messi a confronto con alcuni lavori italiani e stranieri delle annate precedenti. Il senso finale dell'articolo è la ricerca dell'artista intelligente, nel senso che nelle nuove generazioni di cineasti che si affaccino alla finestra cinematografica deve albergare una sensibilità tale da fondere la praticità operativa, quindi intendere il regista come un creatore di contenuti visivi, e la lungimiranza critica. In questo senso sono ben accette le citazioni di Bach, Vivaldi per le musiche e di Masaccio e Mantegna per la pittura ma, come tante altre componenti stilistiche, devono essere supportate dall'impegno dell'uomo di cinema che sia contemporaneamente critico e artista.

CHIAVI DI ACCESSO

Persone
Film