I «quartetti» di Godard

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2020-024

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
V, 48, novembre 1993
Pagina
48-49
Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
De Agostini - Rizzoli Periodici

RESPONSABILITÀ

autore

CONTENUTO

Abstract
L'autore ricostruisce la presenza dei quartetti di Beethoven nei film di Jean-Luc Godard, premettendo che un nesso con la musica del compositore tedesco era presente ancor prima che Godard cominciasse il suo iter di regista. Nel film di Eric Rohmer Le Signe du lion (1959) Godard interpreta infatti un melomane che in mezzo a una festa riascolta in continuazione l'attacco del Quartetto op. 59 n. 3 di Beethoven. Il critico puntigliosamente elenca le apparizioni dei Quartetti nei film di Godard: Le nouveau monde (1963), La femme mariée (1964), Deux ou trois choses que je sais d'elle (1967), Prénome Carmen (1983). Cosulich riporta le parole del critico Mario Soldati che definisce Godard come «il primo autore "atonale" della storia del cinema» e, continuando il confronto, sostiene che i film di Godard sono ancor meno accessibili al vasto pubblico cinematografico di quanto fosse per il pubblico musicale la musica di compositori come Arnold Schönberg e Anton Webern (padri fondatori della musica atonale) per due motivi: il primo è che il pubblico cinematografico è più condizionato «dall'armonia tradizionale, che nel film è quella imposta universalmente dai prodotti di Hollywood»; il secondo motivo è la difficoltà di decodificare le numerose citazioni che pervadono i film del regista. L'ultima osservazione sul legame Godard-Beethoven consiste nell'idea che «la sordità totale abbia costretto Beethoven a sopravanzare nelle ultime composizioni la musica del suo tempo, a conferire loro un'originalità assoluta: la stessa che egli [Godard] desidererebbe conferire ai suoi film».

CHIAVI DI ACCESSO

Persone
Musiche
Film