Decadente e progressista

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2020-030

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
VII, n. 64, marzo 1995
Pagina
48-51
Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
De Agostini - Rizzoli Periodici

RESPONSABILITÀ

autore

CONTENUTO

Abstract
In occasione dell'uscita del libro di Franco Mannino Visconti e la musica (Akademos & Lim, 1994, Lucca) Callisto Cosulich analizza la bibliografia dedicata a Luchino Visconti e il ruolo della musica nei suoi film. Franco Mannino, compositore, pianista e direttore d'orchestra, scrittore, che collaborò con Visconti sia come compositore, sia come consulente per molti film, ne aveva sposato la sorella, e dunque il libro è denso di ricordi, memorie e aneddoti. Come scrive Cosulich, il risultato è «il ritratto di un regista che trova eguali sul piano della cultura musicale solo nei tedeschi Werner Herzog ed Edgar Reitz». Sulla base di esempi tratti dal libro che rivelano il rapporto tra musica e immagine (in Senso era la musica che doveva adeguarsi alle immagini, mentre in Morte a Venezia avvenne il contrario), Cosulich conclude che «nell'uso della colonna sonora Visconti privilegiava in primo luogo la sua natura di artista e a essa subordinava l'intervento del musicista». Visconti «progressista e, nel contempo, decadente» (la definizione è di Youssef Ishaghpour) impiega musica sia preesistente che scritta appositamente per farla «sua», «aderente ai suoi "melodrammi cinematografici"». L'ultima riflessione riguarda il confronto tra Visconti e Stanley Kubrick: secondo Cosulich, i collage di Kubrick si prestano bene al «gusto dell'astrazione e all'umorismo nero» del regista statunitese, mentre Visconti «è stato troppo coinvolto, «melodrammatico», per trasformare le sue colonne sonore in collages.

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